Il palazzo seicentesco dei conti Solaro fu edificato nel centro di Margarita dal primo conte, Antonio Solaro, dopo aver ricevuto l’investitura del feudo dai principi di Savoia Carignano, dei quali era stretto collaboratore.
Da allora il Castello appartenne sempre agli stessi proprietari passando, dopo l’estinzione della casata Solaro, agli eredi Lovera di Castiglione e di Maria, subendo pochissime modifiche.
Il nucleo originale del palazzo era costituito da un paio di stanze adibite a casa di caccia con l’attigua ghiacciaia, ed era di prprietà dei Conti Sandri Trotti di Mombasiglio; fu acquistato da Antonio Solaro, primo conte della Margarita nel 1646, su suggerimento del principe Tommaso e del Cardinal Maurizio di Savoia. L’edificio fu ampliato e portato a termine nel 1680 da Antonio Solaro della Margarita e da suo figlio, Giuseppe Maria, luogotenente dell’artiglieria durante l’assedio di Torino. La ha forma di un doppio ferro di cavallo, di una parte rustica ed una di rappresentanza. In un secondo momento gli interni furono interamente affrescati e si passò alla progettazione del giardino.
La zona di Margarita era paludosa, ricca di fonti e sorgenti e se, da un lato il territorio era da bonificare, dall’altro si poterono sfruttare i numerosi percorsi dell’acqua per costruire fontane, ninfei e peschiere.
Giuseppe Maria commissionò il progetto del giardino al cognato Bartolomeo Giuseppe Antonio Amico di Castellalfero, allievo di Le Nôtre, il progettista dei giardini di Versailles; il progetto venne in seguito ripreso e concretizzato dal conte Baldassarre Piossasco di Rivalba nel ‘700: era illustrato in 22 tavole dipinte ad olio; prevedeva ampi parterres circondati da siepi di bosso, lunghi porticati a treillage in carpino che accompagnavano le tre allee attestate sugli avancorpi laterali e sul portone centrale del Castello, la poissonerie, varie fontane, giochi d’acqua, statue e un grandioso “teatro di verzura” con palcoscenico e palchi laterali di siepi di carpini. Grande importanza rivestiva il frutteto, descritto minuziosamente dallo stesso Piossasco, esperto botanico oltre che paesaggista.
La dimora ha una struttura molto semplice a doppio ferro di cavallo, ideata dall’Arch. Tosetti, che progettò Villa della Regina a Torino. La casa, come il giardino, hanno subito modifiche nei secoli, seguendo le mode dell’epoca, ma mai perdendo la sua natura originale. Ai primi anni dell’800 venne usata dall’esercito napoleonico come caserma e si trovano le tracce in una stanza in cui i napoleonici hanno indicato il reggimento ed il periodo in cui hanno soggiornato. In quell’occasione, Clemente Solaro, futuro ministro degli esteri di Carlo Alberto di Savoia, ancora bambino, fu costretto a scappare con la madre ed i fratelli attraverso un passaggio segreto descritto nelle sue lettere. A parte quel breve periodo, la casa è sempre rimasta in mano ai Solaro ed ai discendenti diretti.
Per quanto riguarda gli interni, gli affreschi hanno diversi temi: dalla caccia, alle rappresentazioni naturalistiche delle piccole stanze, a quelle della mitologia delle grandi sale.
La particolarità è che dimora e giardino sono inseriti perfettamente nel paese, già costruito intorno all’anno 1000. Dalla facciata esterna della villa, nessuno si aspetterebbe di trovare un giardino di circa 30.000 mq.
Il piccolo cortile antistante l’ingresso principale, porta ancora i segni dell’antica strada che, fino all’’800 passava esattamente davanti, utilizzato ora come piccolo posteggio interno.
Il giardino in realtà si può considerare un insieme di ambienti molto diversi tra loro, quasi fosse una dimora all’aperto e ad accompagnare il visitatore in questo itinerario ci sono diversi suoni d’acqua come motivo ricorrente. Si passa da ambienti formali, in cui le geometrie regnano sovrane, ad ambienti altisonanti come il teatro di verzura, ad altri intimi, come il giardino segreto e la cappella di verzura o romantici come la passeggiata lungo il fiume, ad altri più selvaggi, come il giardino all’inglese.
Come in ogni casata ci sono persone di spicco, qui troviamo ad accoglierci personaggi arborei secolari, silenziosi osservatori delle mutazioni nei secoli di questo piccolo mondo.
La visita al giardino è un percorso a piedi su due livelli, una parte alta ed una parte più bassa creata in alcuni punti da contrafforti di muro e in altri dalle discese del bosco: un breve viaggio interiore, che esplora nelle varie stanze emozioni differenti, studiato e voluto in ogni minimo dettaglio.
Siamo aperti su prenotazione per visite guidate a gruppi, con un minimo di 4 partecipanti e siamo disponibili ad ospitare eventi culturali, produzioni cinematofiche e shooting fotografici.
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