Il Castello di Roccavaldina

Comune:Roccavaldina
Regione: Sicilia
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Il Castello di Roccavaldina

Il Castello di Roccavaldina si trova in provincia di Messina, in collina a 380 mt s.l.m. tra le città di Messina e Milazzo in un delizioso paesino che affaccia sul golfo di Milazzo, le isole Eolie e i Peloritani. Il Castello si trova al centro del paese di cui un tempo rappresentò il simbolo del potere feudale dei Valdina e che da essi prende nome: Roccavaldina. Il castello quasi non si distingue dal basso, circondato com’è dall’antico abitato, infatti contrariamente alla disposizione più comune non occupa la quota estrema del paese che resta sovrastato dalla grande torre campanaria cinquecentesca del duomo. Il castello appare improvvisamente limitando tutto il fronte ovest della piazza principale, esso rappresenta la testimonianza storico-architettonica più importante e significativa di Roccavaldina. Si tratta di una maestosa costruzione sorta inizialmente come struttura difensiva e successivamente ampliata e adibita a residenza principesca della nobile famiglia dei Principi Valdina.

Location matrimoni ed eventi privati in Sicilia

Che si tratti di un matrimonio, un meeting aziendale, di un lancio di un nuovo prodotto, di uno shooting fotografico e cinematografico oppure di una mostra o di un congresso, il castello è una location versatile e capace di valorizzare il vostro evento con un’esperienza sempre unica ed emozionante. Tutti gli ambienti possono essere allestiti ed utilizzati a seconda delle vostre necessità. Il Castello di Roccavaldina unisce romanticismo, bellezza, unicità, architettura e storia. Negli ampi saloni del Castello potrete accogliere i vostri ospiti durante il ricevimento; un bellissimo terrazzo panoramico, con vista sulle Eolie per l’aperitivo, un prestigioso cortile michelangiolesco per un matrimonio all’aperto. Su richiesta sarà  possibile celebrare matrimoni civili. Il Castello di Roccavaldina è una location esclusiva dove organizzare matrimoni, eventi aziendali o culturali in Sicilia.

Informazioni architettoniche

Dal punto di vista architettonico presenta due sezioni distinte: la più antica, di origine normanno-sveva, conserva la tipica conformazione medievale con due torri fortificate e con merlature guelfe, l’altra ,di origine tardo cinquecentesca, con l’imponente palazzo baronale il cui progetto è attribuito all’architetto fiorentino Camillo Camilliani, allievo di Michelangelo, uno dei principali esponenti della produzione artistica siciliana nel periodo della dominazione spagnola dell’isola. Dalla testimonianza di alcuni elementi architettonici molti studiosi implicano anche l’intervento dell’architetto Iacopo Del Duca, anche lui discepolo di Michelangelo. La posizione geografica del castello, arroccato sullo scoscendimento di una collina, ne fa uno splendido punto di osservazione del territorio della piana di Milazzo: il feudo dei Valdina. Il castello è il risultato della complessa fusione di elementi architettonici di stili diversi, mescolati tra loro ma nel contempo facilmente identificabili, tali da farne un’opera unica nel suo genere, in quanto l’unico castello di stile fiorentino della Sicilia. Dalla struttura più antica la costruzione prende il nome di castello, anche se forse questo termine non rende giustizia all’originale complessità dell’edificio. Tre sono le parti principali da cui è costituito: il Fortilizio è quello che resta di una robusta costruzione di origine normanno-sveva. La struttura originaria forse comprendeva quattro torri disposte agli angoli collegate tra di loro da massicce murature senza aperture al piano terreno, con piccole e strette finestre al piano superiore ed una corona di merli guelfi a completare questa classica struttura medievale, utilizzata prevalentemente a scopo difensivo o più semplicemente per acquartierare la milizia in armi. Dell’originaria struttura oggi rimangono solo due torri e, autentico pezzo forte, il grandioso portale a sesto acuto di stile gotico che si apre al centro della facciata con due robusti battenti in legno guarniti di puntate borchie in ferro. Il Loggiato: oltrepassando l’imponente ingresso militare, a dispetto della facciata costruita per incutere sottomissione e ordine, si apre uno spazio inaspettatamente intimo ed elegante, su cui si affaccia il prezioso loggiato rinascimentale a sei arcate del Camilliani e un monumentale scalone di accesso in marmo di Billiemi. Il loggiato pertanto è l’elemento architettonico di raccordo tra due mondi diversi tra di loro, quasi a dire “da qui in poi, siete a casa mia”. Il Palazzo: la parte più propriamente definibile come “palazzo” è caratterizzato da uno stile di transizione tra il rinascimento e il barocco. Si trovano pertanto elementi decorativi tipicamente barocchi innestati su una struttura stilisticamente più antica come ad esempio le conchiglie e le pigne nei timpani o le mensole del balcone angolare che seguono a raggiera l’edificio. Un gioiello di colonnato con volte a croce e colonne sempre di marmo di Billiemi apre ad un magnifico salone con le sue due sale annesse. Per finire, poi, ad un vasto terrazzo panoramico sul golfo di Milazzo e le isole Eolie da un lato e i Peloritani dall’altro. Oggi il Castello di Roccavaldina è la dimora privata degli ultimi discendenti di questa antica famiglia nobiliare i Nastasi De Spucches che si prodigano per far conoscere e apprezzare questo capolavoro storico-architettonico alla comunità.

La storia del Castello di Roccavaldina

Le prime notizie scritte sul proprietario del castello risalgono al 1296, a Giovanni Rocca, nobile cavaliere pisano. Comunque in epoca romana, dove in seguito sorgerà il castello, fu istituita una fermata obbligatoria per il cambio dei cavalli: una “posta romana”. Nel 600-700 d. c. le fortificazioni furono intensificate la difesa delle incursioni arabe in Sicilia e proprio in questo periodo l’antica stazione per il cambio dei cavalli fu fortificata per la difesa del territorio, all’epoca denominato Pyxus, nacque così il primo nucleo del castello. Nell’anno 840 circa i Saraceni invasero la Sicilia e posero d’assedio Pyxus che fu costretto alla resa. Il centro abitato fu ricostruito con il nome di Raakal-Elmerun diventando il campo base dei Saraceni che hanno assediato per tre anni il vicino castello di Rometta. Attorno all’anno 1000 Ruggero il Normanno passò lo stretto con 500 cavalieri e progressivamente riconquistò la Sicilia. Sotto il dominio normanno del territorio il controllo del feudo passò al Monastero di S. Maria la Scala. Dopo i Vespri Siciliani del 1282 subentrarono in Sicilia gli Aragonesi che per ingraziarsi il popolo dispensarono titoli nobiliari assegnando feudi e possedimenti alle famiglie che li avevano aiutati. Il castello appartenne alle famiglie feudali Gioieni, Castagna, La Grua, Rocca, Mauro. Nel 1409 il castello giunse a Nicolò Castagna, uomo potente e inattaccabile che divenne viceré nel 1421. Sotto il regno aragonese di Alfonso V° il castello da semplice fortezza divenne palazzo nobiliare. Alla fine del ’400 alla famiglia aragonese dei Valdina Varth venne assegnato il feudo assieme alla nomina di Andrea Valdina a “Mastro Notaro della Regia Corte di Sicilia”, titolo di enorme rilevanza economica e militare. La famiglia era molto legata alla corona, infatti le donne erano le dame di compagnia della regina e i maschi costituivano una specie di guardia privata del re. I Valdina condussero numerose opere di miglioramento del castello. Nel 1599 Pietro Valdina, assieme alla moglie Laura Ventimiglia, commissionò, secondo gli storici, all’architetto Camillo Camilliani, discepolo di Michelangelo, la tomba del figlio Maurizio, morto giovane. Il Camilliani progettò inoltre la crescita del castello sul lato ovest trasformandolo in una agiata dimora tardo cinquecentesca. Pietro Valdina portò la famiglia all’apice della potenza e sotto Filippo IV nel 1623 ottenne la nomina a marchese con facoltà di aggiungere il proprio nome a quello del feudo che si chiamò Roccavaldina. La potente e ricca famiglia Valdina trasformò il palazzo in una ricca pinacoteca, ospitò anche il Caravaggio nella sua fuga in Sicilia, verosimilmente questi lasciò una sua opera al castello, come riportato nei documenti testamentari. Anche il pittore messinese Rodriguez visse per molti mesi al castello. Nel ‘700 Giovanni Valdina Vignolo divenne molto ricco a seguito della sua abilità di commercio della seta, astuto banchiere, proprietario di dimore a Palermo, a Napoli e a Roma. Lo stesso palazzo di Montecitorio faceva parte del complesso Valdina. Nella seconda metà dell’ ‘800, appoggiato dal Barone Atanasio Valdina, si formarono squadre di volontari, le cui firme vennero raccolte nel salone del palazzo baronale su di una scrivania coperta dal tricolore, che accompagnarono poi la marcia di Garibaldi. La proprietà del castello passò a Giovanna Atanasio andata in sposa a Francesco Paolo De Spucches. In seguito Giovanbattista Nastasi De Spucches diventò titolare dell’intera baronia di Roccavaldina e del Palazzo, in tal modo il castello e le terre divennero proprietà della famiglia Nastasi De Spucches. Nel 1960 il castello di proprietà del dott. Vittorio Nastasi De Spucches venne recuperato nelle sue parti pericolanti, rendendo funzionale la zona abitativa del I° piano, venne restaurato inoltre il loggiato seicentesco e il portale d’ingresso. Nel novembre 1966 il castello è stato ufficialmente classificato dal Ministero come monumento storico di interesse particolarmente importante. L’ultimo importante restauro risale al 2000, curato dalla figlia di Vittorio, Francesca Nastasi De Spucches che ha salvato dalla rovina i lati nord, est ed ovest in modo che il castello potesse essere tramandato alla storia nella sua interezza.

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