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Alla scoperta dei giardini e delle dimore di Caserta

Una città quasi “schiacciata” dalla maestosità del suo principale e più noto punto di attrazione, la celeberrima Reggia del Vanvitelli, e che nell’immaginario collettivo vale il viaggio esclusivamente per la visita a questo enorme palazzo di ben 1.200 stanze e ai suoi giardini, e poi tutti a casa. Nulla di più falso! È ora di dedicare a Caserta il giusto tempo, quello che richiede la visita e la scoperta di una città dalla lunga e complessa storia – le origini di Caserta risalgono all’epoca etrusca – e che visse certamente il suo periodo di massimo splendore nell’ultima fase del regno borbonico, quando fu decisa la costruzione della Reggia.

Il nostro viaggio alla scoperta del patrimonio culturale e artistico casertano parte dal centro della città per ammirare salotti barocchi, collezioni archeologiche, rarità botaniche, torri e fortificazioni all’interno di castelli, ville, palazzi gentilizi e case d’artista. E prosegue nei dintorni, alla scoperta dell’antica Capua, per poi salire fino al mare ai confini con il Lazio, in una terra famosa nel mondo anche per le sue produzioni agricole e alimentari di eccellenza, tra cui spicca sicuramente la Mozzarella di Bufala Campana Dop di cui Caserta rappresenta uno dei due maggiori territori di produzione.

Chi arriva a Caserta in treno, si troverà in quella che potrebbe sembrare una città sorta intorno alla Reggia, poiché la stazione ferroviaria si trova esattamente di fronte all’ingresso del palazzo la cui prima pietra fu posata nel 1752, ma la costruzione voluta da Re Carlo di Borbone richiese vent’anni di lavoro e il suo geniale architetto, Luigi Vanvitelli, non riuscì a vederla completata. Inoltre, una volta ultimato l’esterno, occorreva arredare gli interni e non fu affatto semplice perché la superficie della Reggia è davvero enorme: si parla di 45mila metri quadrati. La decorazione e l’arredamento degli Appartamenti Reali furono un’altra impresa impegnativa e costosissima che venne gestita dal figlio del progettista, Carlo Vanvitelli, e da altri architetti che si avvicendarono nel grande cantiere della Reggia di Caserta. Il tutto mentre Re Carlo dovette cambiare regno, perché nel 1759 divenne sovrano di Spagna a seguito della scomparsa del fratellastro Ferdinando VI, e con la sua partenza il progetto fu anche in parte ridimensionato. Per esempio, a causa della mancanza di fondi, la grande statua di Re Carlo a cavallo, che doveva sormontare il timpano della facciata principale, non fu mai realizzata. La stessa sorte toccò alle quattro statue previste ai lati dell’ingresso principale: la Magnificenza, la Giustizia, la Clemenza e la Pace, allegorie delle virtù che erano alla base del programma politico di Carlo di Borbone. La visita alla Reggia richiede come minimo mezza giornata tra gli Appartamenti Reali, il Teatro di Corte, la Cappella Palatina e la Gran Galleria, ma poi i visitatori amano particolarmente soffermarsi nel Parco Reale e all’interno del Giardino Inglese. Chi inizia le visite di buon mattino arriverà all’ora di pranzo con parecchio appetito e la soluzione per degustare la pizza più famosa di Caserta città, nonché quella considerata dagli esperti della guida 50TopPizza come la migliore d’Italia e del mondo intero, è a portata di mano: la prepara Francesco Martucci da I Masanielli, e si trova appena a lato di piazza Carlo di Borbone, punto di accesso alla Reggia.

Concluse la visita e la degustazione di pizza, ci spostiamo verso le attrazioni situate fuori dal centro in direzione nord. La prima è il Belvedere di San Leucio, oggi museo della seta e complesso monumentale anch’esso voluto da Ferdinando IV di Borbone con i suoi Giardini del Belvedere. C’è poi Casertavecchia, una delle località più interessanti e sorprendenti di questo itinerario, in quanto sostanzialmente sconosciuta a chi arriva da fuori regione. Si tratta di un borgo medievale situato alle pendici dei monti Tifatini a 400 metri di altezza e che fu, a partire dal suo momento di massimo splendore ovvero attorno all’anno Mille e fino all’Ottocento, la sede vescovile della città. Qui si trova la Cattedrale di San Michele Arcangelo che è il suo principale monumento, ma il borgo è di interesse turistico anche per i resti del castello e le torri di Federico II nonché per il panorama fruibile in molti punti del borgo, per i suoi locali e per gli eventi e le manifestazioni che si organizzano soprattutto durante l’estate. Scendendo da Casertavecchia si può raggiungere l’Acquedotto Carolino, realizzato nel 1762 da Luigi Vanvitelli per alimentare i giochi d’acqua della Reggia di Caserta e la filiera produttiva del territorio. Lungo il percorso verso la pianura, incontriamo la nostra prima dimora storica di proprietà privata. Si tratta di Palazzo Cocozza di Montanara che risale al XV secolo e custodisce un meraviglioso giardino di circa 10.000 metri quadrati. In origine apparteneva alla famiglia dei Conti della Ratta che, per ragioni difensive, trasformarono il Palazzo in casa di guardia, avamposto per Casertavecchia. In seguito fu della famiglia D’Amico, successivamente passò ai Tomasi e, attraverso legami di parentela, venne poi ereditato dai Marchesi Cocozza di Montanara. Il giardino in stile “romantico” vanta un patrimonio botanico caratterizzato da specie mediterranee ed esotiche rappresentate da esemplari plurisecolari, un laghetto e una serie di elementi scultorei (un pozzo, un obelisco, un tempietto ionico a pianta circolare) a rievocazione del mondo classico. Qui, nel 1969, il regista Pierpaolo Pasolini girò alcune scene del suo Decameron. Il giardino è visitabile tutte le domeniche nella bella stagione. Non è invece possibile pernottarvi, e poiché anche le altre dimore situate a Caserta o negli immediati dintorni non prevedono questa possibilità, suggeriamo come soluzione più comoda per l’arrivo in città e per la visita alla Reggia il centralissimo Hotel dei Cavalieri (4 stelle), ideale anche per le uscite serali e per le passeggiate nelle vie dello shopping. L’hotel si trova infatti sulla piazza Vanvitelli e da qui si accede in pochi passi a piazza Duomo, dove si trova la cattedrale intitolata a San Michele Arcangelo che è l’attuale sede vescovile realizzata in stile neoclassico e completata nel 1842. Dal Duomo si prosegue fino a corso Trieste, la strada principale del centro storico e che i casertani chiamano semplicemente “Il Corso”, e la passeggiata prosegue fino a piazza Dante da dove si imbocca via Mazzini, dove si trovano i principali negozi di abbigliamento. Per cena, a Caserta la pizza va per la maggiore e sembra che ai visitatori poco importi di tutto il resto dell’offerta gastronomica locale, ma se si vuole compiere un viaggio nella tradizione c’è l’Antica Hostaria Massa, in attività dal 1848, il cui menu prevede specialità come la melanzana in carrozza con provola di Agerola e pomodoro marinato, baccalà alla piastra con salsa al limone e fagiolini e, dulcis in fundo, il babà classico napoletano con crema chantilly e amarene.

All’alba del secondo giorno ci spostiamo a Recale, un comune a circa 10 minuti d’auto dal centro di Caserta e scopriamo la nostra prima dimora storica privata, che si chiama Villa Guevara, ma il suo nome completo è Villa dei Duchi Suardo Guevara di Bovino (sec. XVIII). La fama di questa dimora è in buona parte legata al suo giardino realizzato alla fine del ‘700 per volere di Anna Maria Suardo Guevara, Duchessa di Bovino e dama di compagnia della Regina di Napoli, Maria Carolina. Per consentire l’irrigazione del giardino, nel 1781, Ferdinando IV di Borbone concesse alla Duchessa il privilegio di un “carlino di acqua” proveniente dalla cascata della vicina Reggia di Caserta. L’impianto, esteso su 1,7 ettari, fu concepito e disegnato secondo il modello dei giardini all’italiana. Il fulcro della originale composizione è il “viale degli ombrellini”, uno dei più singolari esempi di ars topiaria del ‘700. Gli appassionati di botanica troveranno di particolare interesse la presenza, in questo magnifico giardino, della Camelia japonica “Atroviolacea”, dal bel colore viola, che si suppone discenda dalla collezione di camelie coltivate nella Reggia. La dimora è visitabile con la guida di un esperto per gruppi di almeno venti persone e offre sia la possibilità di organizzare colazioni e pranzi, sia l’affitto dell’intera proprietà per eventi della durata di un giorno.

La distanza che separa Villa Guevara da Palazzo Mondo (sec. XVIII) a Capodrise è davvero breve. L’edificio costruito nella prima metà del Settecento è un esempio di transizione stilistica tra il gusto rococò e il gusto neoclassico di ispirazione archeologica. La visita è possibile tutto l’anno su prenotazione per gruppi (minimo 20 persone). All’interno si possono ammirare un salotto rococò affrescato sulle pareti e sulla volta dal pittore Domenico Mondo (1723-1806), la camera da pranzo, una sala dedicata ai progetti vanvitelliani della Reggia di Caserta, uno studio dipinto in giallo e decorato con bordi all’etrusca, una camera da letto con pareti dipinte in rosso pompeiano e bordi all’antica, una saletta di preghiera. Domenico Mondo qui visse fino al 1789, anno in cui fu nominato, congiuntamente al pittore neoclassico Wilhelm Tischbein, direttore dell’Accademia Reale del Disegno a Napoli.

Ci spostiamo, infine, a Marcianise per la terza dimora storica della giornata che è Palazzo Grauso (sec. XIX/XX), visitabile tutto l’anno su appuntamento per gruppi di minimo 20 persone. Un tempo foresteria dell’adiacente Palazzo del Canonico Giovan Battista Novelli (sec. XVIII), il palazzo venne rinnovato nel 1900 dal farmacista Eugenio Grauso che vi si trasferì nel 1914 aprendo il suo laboratorio farmaceutico su strada e abitando con la sua famiglia il primo piano a cui impresse un gusto tardo ottocentesco e Liberty.

Dopo queste visite è tempo di lasciare Caserta per dirigersi verso l’antica Capua, il cui nome rievoca le imprese di Annibale contro i Romani, anche se in realtà Capua è passata alla storia come il “luogo degli ozi” secondo la versione dello storico Tito Livio. Il nostro obiettivo è la visita a Palazzo Lanza, ma Capua fu una città davvero importante in epoca romana, tanto che Cicerone la considerava una “seconda Roma” (altera Roma) e soprattutto poteva vantare come Roma un proprio Senato, da cui l’acronimo S.P.Q.C. (Senatus Populusque Capuanum) ancora impresso sulla facciata del palazzo municipale, antica sede della Corte di Giustizia. Da non perdere: il Ponte Romano, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Castello delle Pietre (realizzato con i blocchi lapidei dell’antico Anfiteatro romano) e, in particolare, il Museo provinciale campano di Capua, considerato il più importante museo archeologico della provincia. Palazzo Lanza, dimora della famiglia Lanza, dal lontano 1453, si trova nel centro storico e a pochi passi dall’antico Gran Priorato dell’Ordine di Malta. Luogo di interesse storico, anche per il suo importante archivio, oggi offre ospitalità in eleganti e confortevoli camere ricavate ai piani più alti e al suo interno si trovano anche un ristorante nelle antiche stalle e una biblioteca.

A pochi chilometri da Capua, una meraviglia da non perdere è la Basilica di Sant’Angelo in Formis con magnifici affreschi dell’anno Mille.

Il pernottamento a Palazzo Lanza rappresenta la soluzione per organizzare l’ultimo giorno di visita nei dintorni di Caserta, con due o tre differenti opzioni. Chi ama scoprire i luoghi-simbolo della storia d’Italia dovrà certamente raggiungere Teano, luogo in cui Garibaldi consegnò il Regno borbonico appena conquistato a Vittorio Emanuele II, concludendo la spedizione dei Mille. Chi ama la mozzarella di bufala campana dop avrà l’imbarazzo della scelta nella visita ai più importanti caseifici della zona come ad esempio Di Santo sito a Cesa. La terza visita riguarda l’ultima dimora storica del nostro itinerario che si trova quasi ai confini del Lazio ed è Palazzo di Transo a Sessa Aurunca, nella parte medievale del paese e nelle vicinanze della Cattedrale romanica dei SS Pietro e Paolo. La sua costruzione risale al XV secolo, e al suo interno si possono visitare le cantine (anticamente adibite a riserva idrica), il piano nobile di stile ottocentesco, l’archivio storico di famiglia (uno dei più grandi nuclei pergamenacei privati) e la grotta-ninfeo presente nell’agrumeto. Per chi intendesse concludere in bellezza questo viaggio suggestivo e sorprendente, la dimora offre tre confortevoli camere da letto; del resto questa è anche location per eventi, concerti e meeting aziendali. Per la cena di chiusura, tornate a Teano per provare la cucina dello chef Pietro Balletta alla Locanda De Furis.