Il Palazzotto Juva, situato all’interno della Cascina del Pascolo Nuovo a poca distanza dal paese di Volvera, è una residenza ottocentesca con pregevoli volte dipinte in stile neoclassico. Il palazzotto ha una storia ben antica, anche se non del tutto nota, gelosamente conservata dai proprietari, che si sono tramandati notizie e documenti di generazione in generazione.
La dimora, deve il proprio nome alla figura di Giacomo Pio Juva che nel 1797 acquistò la cascina e i terreni. II nuovo proprietario fece costruire e restaurare la villa padronale dotandola di una torre merlata di ispirazione medioevale, del campanile con campane e ampliando il grande giardino, per destinarlo a residenza estiva della famiglia.
Precedentemente la cascina era appartenuta al Governatore di Pinerolo conte Urbano Piossasco Folgoris di Scalenghe caduto in disgrazia dopo aver capitolato e consegnato la città di Pinerolo ai francesi. Le vicende costruttive e i passaggi di proprietà sono strettamente intrecciate con la dinastia Sabauda e con le famiglie ad essa legate.
La Storia di Palazzotto Juva
Le prime testimonianze storiche della Cascina del Pascolo Nuovo risalgono al 1628: infatti, il luglio di detto anno, con istrumento rogito Vernetti, la comunità di Volvera vende al Conte Urbano Piossasco Folgoris di Scalenghe del fu Conte Ottavio, una “Cassina della Margheria” ossia del Pasco, di giornate 215 situata “sulle fini di Ayrasca e Volvera”.
Il Conte Urbano Piossasco Folgoris di Scalenghe è il governatore di Pinerolo che nel 1630 subisce l’assedio francese da parte delle truppe del Cardinale Richelieu ed è costretto capitolare consegnando la città al nemico. Per motivi rimasti ignoti, o forse soltanto per la caduta della città di Pinerolo, il 7 Luglio 1635 lo stesso Conte Urbano Piossasco vende la Cascina del Pasco al Conte Gettullio Piossasco di Rivalba. Il Conte Gettullio è un archibugiere del duca di Savoia ed è uno dei componenti più significativi della famiglia dei Piossasco perché aveva ricevuto l’alta onorificenza del collare dell’Annunziata dai Savoia.
Il 9 Settembre 1794, un successore del Conte Gettullio vende nuovamente la Cascina all’Opera Pia dell’Albergo di Santa Croce in Villastellone. L’Opera Pia dell’Albergo di Santa Croce in Villastellone era stata costituita da un ricco commerciante, il quale si occupava delle persone indigenti, gli procurava un lavoro nel suo opificio e li ospitava nell’Albergo, non potendo più gestire la cascina di Volvera nel 1976 la mette in vendita.
Dalla metà del Settecento a quasi tutto l’Ottocento le culture erano ben differenti da quelle odierne, per esempio, una vasta zona di campi era destinata alla cultura del riso e veniva chiamata “risera” in dialetto piemontese, e da una mappa del 1746 redatto da Antonio Dompe e deposta nell’archivio comunale di Volvera, davanti alla Cascina era presente un’enorme distesa di filari, di viti.
Nel 1797, l’Albergo di S. Croce in Villastellone vende a Giacomo Pio Juva di Torino l’intera Cascina di 254,18 giornate. Da quel momento, la Cascina del Pasco verrà chiamata Cascina del Pascolo Nuovo, per distinguerla da quella del Pascolo Vecchio ubicata nelle stesse zone
Giacomo Pio Juva, di famiglia oriunda di Cervata in Valle Sesia, sposa Maria Domenica Guerini della Vaira, e da lei ha tre figli, Giacomo Celestino, Spirito e Giocondo, Canonico della Cattedrale di Torino o Metropolitana di Torino. Giacomo Juva fa costruire nel 1810 il palazzotto, la torre merlata e il campanile con la campana e il palazzotto diventa la residenza estiva dei signori Juva.
I dipinti murali a tempera in stile neoclassico presenti sulle imposte delle volte dei due saloni a piano terreno rappresentano paesaggi della vallata del Reno con i loro castelli sono attribuiti al pittore Mariani che compensava i suoi mecenati l’ospitalità offertagli. La proprietà della cascina rimane della famiglia fino al 1970 quando verrà poi venduta.
Dall’inizio dell’800 il palazzotto inserito nella vecchia cascina diventa una nobile residenza di lusso per la famiglia che trascorrerà le vacanze estive.
Al primo piano, a sinistra della scala, vi erano gli appartamenti dei proprietari con i servizi. Dall’altra parte della scala, gli appartamenti per gli ospiti erano separati da quelli della servitù.
Il giardino era costituito da grandi alberi giunti da paesi lontani, da una ghiacciaia di pietre di tufo e conchiglie, un pozzo e l’orto padronale.
La parte agricola della Cascina, nella seconda metà del Ottocento, sarà affittata fino al 1870 a certi margari Brusa, poi alla Famiglia Canavesio, entrati prima in qualità di margari, poi come fittavoli.
Attorno al 1920 la Cascina occupava nei periodi di maggior lavoro ben 40 persone alle vigne e alle risaie erano stati sostituiti campi con coltivazioni di grano, granoturco e prati.
I coniugi Canavesio Domenico entrati inizialmente come mezzadri e poi come fittavoli, con sette figli e le quattro figlie: Caterina, Antonia, Michele, Giovanni, Domenico, Giuseppe, Carlo, Angelo, Rosa, Maddalena, Rita, che lavoreranno nella Cascina fino al 1961, su censimento una parte della famiglia Canavesio si trasferirà in paese. Domenico con la moglie Domenica, con la mamma Margherita e la sorella Annamaria rimarranno fino al 1972 per poi trasferirsi nella Cascina Pascolo Nuovissimo. L’altra parte dell’azienda agricola verrà affittata.
Negli anni Settanta buona parte dei terreni della Cascina Pascolo Nuovo verranno venduti alla Fiat Ricambi di Volvera per la costruzione dei nuovi stabilimenti. Successivamente una parte della Cascina Pascolo Nuovo verrà affittata e il giardino del palazzotto diventerà un deposito di materiali edili, e la vecchia stalla un laboratorio per la costruzione dei filtri delle autovetture.
Il Palazzotto subirà alterne vicende con la presenza di famiglie che abiteranno il primo piano, mentre i saloni affrescati del piano terra rimarranno sempre chiusi.
Il 26 giugno del 1986 la proprietà Palazzotto Juva passerà dalla Famiglia Sella alla Fondazione d’Arte Sella-Pollone, con Sede in Torino in via Maria Vittoria dove sono stati raccolti tutti i beni artistici della famiglia. Una parte del giardino verrà prima affittata e poi venduta ad una Ditta di autotrasporti.
Il 23 marzo 1987 la Soprintendenza apporrà il vincolo di Bene Artistico ai sensi della Legge 1089 s.m.i. del 1939, di conseguenza ogni intervento di restauro dovrà avere il parere della Soprintendenza ai Beni Architettonici prima di essere realizzato.
I coniugi Canavesio-Bruno acquisteranno una porzione della Cascina Pascolo Nuovo nel 1995 e successivamente anche il Palazzotto Juva nel 2002. Il Palazzotto subirà un lento ma laborioso restauro come il parco che riprenderà vita dopo anni di abbandono. Dal 2003 il Palazzotto Juva verrà riaperto al pubblico e diventa il luogo di manifestazioni artistiche.
Descrizione del complesso
L’edificio è nata come una cascina a corte chiusa, la sua posizione è strategica si trovava lungo l’asse che collegava Stupinigi con Pinerolo e vicino alla via Francigena; infatti, ancora oggi ci sono pellegrini nel periodo estivo che passano come meta di pellegrinaggio.
La data esatta a cui risale la cascina non si conosce, si è ritrovato solo il primo atto di compravendita dei terreni della cascina, già costruita e funzionante, del 1628, quindi è probabilmente più antica.
La sua struttura è un corpo unico, composto dalla casa nobiliare, gli alloggi dei capi mezzadri, le stalle, i fienili e il deposito delle carrozze, tutti si sviluppano su due livelli.
La casa nobiliare è l’unico blocco dell’edificio che non è allineato con gli altri corpi, infatti, nell’800 è stato demolito ed i piani sono stati alzati per consentire di creare il piano terra rialzato e creare i saloni voltati di pregio, con dipinti e decori, trasformando in questo modo l’abitazione in palazzo. I dipinti e i decori si rifanno ai canoni e gusti della valle del Reno, in particolare di Heidelberg, (questo perché la moglie era la figlia dei signori di Heidelberg, coloro che avevano inventato la macchina tipografica), con il castello, il palazzo, il fiume, una botte gigante di birra e lo stemma della famiglia. Al pian terreno vi è la zona giorno, con la sala degli uomini, delle donne, dei bambini, la sala da pranzo, la cucina e una camera.
Al primo piano, dopo aver percorso lo scalone, due appartamenti e l’accesso alla torre, dedicata al pittore Mariani. Oltre ad aver alzato i piani dell’edificio è stata inserita anche una torre merlata, una cantina ed una ghiacciaia, quest’ultima è stata demolita nel secolo scorso per inagibilità.
Il parco è composto da numerosi alberi secolari di particolare pregio magnolie, tigli e fiori come ortensie e rose, ma in particolare risultano due enormi ginkgo biloba (maschi), che caratterizzano il parco. L’European Old Garden lo ha catalogato quest’anno come parco europeo. Inoltre, gli attuali proprietari lo hanno abbellito con delle sculture moderne, in modo da creare un contrasto tra l’antico e in moderno. Le sculture sono di Nino Ventura, Bruno Demasi, Claudio Carieri, Elio Garis e Michelangelo Tallone.
Servizi
L’ingresso per le visite avviene dal parco che conduce ai saloni del piano terreno dove si trovano il salone dei medaglioni, il salone dei cartigli, il salone delle conchiglie, la sala da pranzo, la camera della servitù e il cucinone con adiacente il portico con il cortile /giardino. Tramite quest’ultimo c’è la possibilità di visitare i locali della cascina che hanno conservato il sapore della vita contadina semplice e schietta, essenziale e priva di ornamenti. E’ possibile inoltre visitare anche il giardino e la parte agricola della dimora, con esposizioni di vecchi attrezzi agricoli e di pitture e sculture di artisti contemporanei.