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Ascoli e le dimore picene

Alla scoperta della provincia di Ascoli, tra borghi antichi e dimore storiche, terra di vini e di olive dop, le golosissime olive ascolane ripiene di carne o di pesce (nella versione che domina sul litorale) e poi fritte. Questo itinerario è dedicato al sud delle Marche, partendo dalla costa adriatica per scoprire l’entroterra che, lungo la via Salaria, ci porterà verso i Monti Sibillini ai confini con l’Umbria e il Lazio, zone colpite dal tragico terremoto del 2016 di cui ancora il territorio, purtroppo, porta i segni. Punto di partenza: il borgo di Grottammare Alta, inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia, chiamato affettuosamente “il vecchio incasato”, con i resti della rocca dell’XI secolo e con il settecentesco palazzo Fenili che ospitò il musicista ungherese Franz Liszt, borgo natale di un Pontefice (Papa Sisto V) e più recentemente di un grande artista e scultore (Pericle Fazzini). Da qui procediamo verso l’interno per raggiungere, dopo l’abitato di Petrella, la località di Ripatransone, detta “il belvedere del Piceno”, che rivendica il primato del vicolo più stretto d’Italia (da 38 a 43 centimetri di “strettezza”), cinque musei e diverse chiese monumentali, oltre a uno dei 73 teatri storici presenti nelle Marche. A seguire un altro borgo, anch’esso appartenente al circuito dei più belli d’Italia, e si tratta di Montefiore dell’Aso, il “colle dei pittori”, dove val la pena di ammirare il Polo Museale di San Francesco, all’interno del convento francescano dove è custodito un preziosissimo Polittico di Carlo Crivelli, pittore nativo veneziano ma poi diventato ascolano d’adozione. Per chi volesse fermarsi un po’ qui, ad ammirare il borgo, consigliamo l’agriturismo La Campana, che dispone di camere, ristorante, piscina e un ettaro di parco. Riprendiamo la strada verso sud e attraversando le colline arriviamo a Offida, il principale centro di produzione vitivinicola della provincia di Ascoli e la sede dell’Enoteca regionale delle Marche, ospitata in un monastero di epoca trecentesca. Questa è anche una località nota per la lavorazione del merletto, con tanto di museo, testimonianza di una tradizione che risale al XV secolo e poi divenne la principale attività del borgo grazie all’opera delle suore benedettine. A portare avanti oggi la tradizione è un’associazione, Il Merletto di Offida, formata da un gruppo di “merlettaie”, e le lavorazioni più in uso sono il punto Rinascimento, il punto Venezia e il punto antico.

Quanto ai vini, la cantina più rinomata è Ciù Ciù, nome curioso e produzione di rilevanza internazionale, a capo di un gruppo di cinque cantine posizionate in cinque diverse regioni, che in piazza del Popolo ha il suo “showroom”, in realtà un’enoteca con ristorazione da provare per pranzo o per cena. Il momento più importante dell’anno per Offida è quello del Carnevale, che qui si festeggia da cinquecento anni e prende il via ufficialmente il 17 gennaio, giorno di S. Antonio per concludersi il martedì grasso con l’accensione dei Vlurd, gigantesche fiaccole composte dal lunghi fasci di canne riempite di paglia. Poco lontano dal centro si trova la Chiesa di Santa Maria della Rocca, la cui costruzione risale al 1330.
La strada per Castel di Lama ci porta, scollinando in un territorio fatto “a pettine” come in tutte le Marche, nella valle del Tronto che poi è la valle di Ascoli Piceno e alla fine della discesa, incrociando la via Salaria oggi Statale 4, troviamo due dimore storiche a breve distanza l’una dall’altra. La prima si chiama Villa Mastrangelo e la sua costruzione risale al 1840, in stile neoclassico, con una magnifica scalinata e con un parco suddiviso in giardino, frutteto con pozzo e uliveto. La villa è visitabile, offre pernottamento con due diverse soluzioni (un appartamento intero al piano terra e una stanza con salone nobile al primo piano) ed è anche location per eventi e set fotografico. La seconda, sempre sulla Salaria, è il Borgo Storico Seghetti Panichi, vissuto da otto generazioni e oggi in grado di accogliere gli ospiti e i viaggiatori mettendo a disposizione suites e appartamenti, e affittando l’intera struttura come location per eventi e cerimonie. Una particolarità del borgo è costituita dal suo Parco Storico Bioenergetico, il primo in Europa, progettato nel 1870 dal botanico Ludwig Winter con tanto di laghetto che assolve al mantenimento bioecologico del giardino.
Il viaggio continua in direzione di Ascoli Piceno e noi procediamo lungo la Salaria, mantenendoci sull’argine sinistro del Tronto e quindi restando nel territorio regionale delle Marche – oltrepassando il ponte, per un breve tratto, finiremmo per sconfinare in Abruzzo – fino a raggiungere il centro storico del capoluogo piceno.

E ad Ascoli è il caso di pernottare perché la bellezza e l’importanza della città, ma anche il capitolo legato alla gastronomia, meritano un giorno intero tra visite e degustazioni. Chi volesse godersi la città per poi tornare in aperta campagna, tra le colline ascolane, suggeriamo una dimora storica attiva come agriturismo ed è Villa Cicchi, sei stanze dalle ampie volte affrescate con arredi originali e letti in ferro battuto ricavate da una villa del Seicento immersa in una proprietà di 40 ettari di azienda agricola dove si coltivano l’olivo, la vite, si allevano gli animali e poi c’è l’orto e ci sono i boschi.  Da qui andiamo quindi alla scoperta di piazza del Popolo, cuore pulsante della vita ascolana e ribattezzata “Il Salotto d’Italia”, con il Palazzo dei Capitani del Popolo oggi sede municipale e con lo storico Caffè Meletti, dove si preparano ottimi dolci anche se la vera specialità della casa è un liquore, l’Anisetta Meletti prodotta fin dal 1870. Da non perdere la Chiesa di San Francesco, il Teatro Ventidio Basso con 842 posti a sedere, la piazza religiosa (quella del Popolo ha funzione politico-amministrativa) che è piazza Arringo o dell’Arengo, con il Duomo di Sant’ Emidio, il Battistero di San Giovanni con la fonte battesimale XII secolo, il Palazzo dell’Arengo sede della Pinacoteca Civica, Palazzo Episcopale e il Museo Diocesano con all’interno opere di pregio del Crivelli. E poi c’è il rito della degustazione delle olive all’ascolana, che possono essere acquistate un po’ ovunque essendo anche una specialità da street food, ma qui si entra in un terreno scivoloso, perché poi ognuno avrà qualcosa da dire…

Certamente la bottega Migliori può vantare nel suo stesso nome una forte rivendicazione di primato, e si trova in piena piazza Arringo, ma anche da Siamo Fritti le olive hanno il loro perché. Da vedere, fuori città, anche il bel Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, costruito nel luogo consacrato dove, secondo la leggenda, fu lo stesso santo decapitato a portare la sua testa, tanto da essere considerato come il santo “cefaloforo”. Per la cena, Ascoli offre tantissime possibilità di scelta legate all’esperienza della cucina locale, con l’immancabile fritto ascolano (anche le creme sono un classico) e con il timballo ascolano: tra i suggerimenti, Ristorante del Corso, Locanda del Medioevo e Osteria Nonna Nina. Tra le altre specialità gastronomiche compaiono quelle casearie, che hanno ne “La Vergara” un interprete di eccellenza nell’ambito delle burrate, delle mozzarelle e delle provole.

Prima di proseguire per l’alta valle del Tronto, facciamo una deviazione verso Casette dove possiamo ammirare il Ponte Tasso, Castel Trosino e subito dopo le cascatelle del castello, situate sulla linea di confine con l’Abruzzo. Torniamo quindi ad Ascoli e da Villa Cicchi proseguiamo lungo la Salaria per raggiungere l’ultima dimora del nostro percorso. Si trova ad Acquasanta Terme ed è la dimora storica Castel di Luco, dove l’esperienza inizia con il percorso della scala ricavata nella roccia per accedere alla porta d’ingresso. In questo castello, del quale già un documento del 1052 riporta l’esistenza, oggi si può soggiornare in sei diverse suite e in ogni caso rappresenta una tappa strategica per la cena durante la settimana o per il pranzo nei giorni festivi, su prenotazione. A breve distanza, consigliamo una visita alle sorgenti sulfuree de “Lu vurghe”, una vera e propria spa a cielo aperto lungo la via Salaria. A questo punto possiamo far ritorno al punto di partenza e per semplificare tempi e modi, da Ascoli utilizziamo il raccordo autostradale che porta fino a Porto d’Ascoli e poi a San Benedetto del Tronto.