La via più comoda e sensata per raggiungere l’entroterra delle Marche – regione disegnata “a pettine” nel senso che i fiumi rappresentano i “denti” di tutta una composizione lineare che dalle montagne scende verso il mare Adriatico – è quella di partire dalla costa per salire verso l’interno, così si evitano i passi di montagna e si fa tutto più rapidamente. In questo itinerario, invece, seguiremo la via contraria: ci muoveremo di valle in valle, superando valichi più o meno ripidi, per poi scendere al mare, attraversando i borghi più lontani dalla costa e visitando diverse meraviglie naturali e opere realizzate dall’uomo, scoprendo gli antichi mestieri ancora praticati in questi territori e ammirando un paesaggio in parte collinare e in parte anche montuoso, con vette come quelle dei Monti Sibillini che superano i duemila metri. È un viaggio bellissimo che ci regala diverse dimore storiche, e parte dalla città dei duchi di Montefeltro, da un centro storico dichiarato, nel 1998, patrimonio Unesco. Parliamo, naturalmente, di Urbino.
Nella città natale del grande Raffaello Sanzio possiamo arrivare anche con calma la sera prima della visita e in tal caso vi consigliamo, per evitare problemi di salite e di parcheggio, una soluzione “agreste” e chic di pernottamento come il wine resort con spa di Tenuta Santi Giacomo e Filippo, a breve distanza dal centro storico di Urbino, realizzato grazie al recupero di un borgo del XVIII secolo e che naturalmente ha come attività originaria la produzione di vini tipici del territorio e di prodotti da agricoltura bio. Ceniamo al ristorante Urbino dei Laghi e il giorno successivo ci svegliamo di buon mattino per andare alla scoperta delle meraviglie urbinati. Il Palazzo Ducale, dimora dei Duchi di Montefeltro, fu realizzato seguendo i principi del rinascimento matematico del duca Federico, figura imprescindibile nella storia di Urbino e rimasta impressa nell’immaginario collettivo grazie al ritratto di Piero della Francesca custodito agli Uffizi, dove il duca viene ripreso di profilo con il suo inconfondibile naso “sconciato” come lui stesso lo definì. I dipinti del Rinascimento sono i protagonisti della più importante galleria d’arte regionale ovvero la Galleria nazionale delle Marche dove si trovano capolavori universali come Città ideale, opera di anonimo, La flagellazione di Piero della Francesca e il Ritratto di gentildonna della “La Muta” di Raffaello Sanzio, del quale va visitata la casa dove il genio urbinate nacque nel 1483 e si formò artisticamente nella bottega del padre; qui è esposta una delle prime opere di Raffaello, la Madonna col bambino. Completiamo il giro della città visitando almeno il Duomo, originario del 1063 e successivamente rivisto fino ad assumere un aspetto neoclassico, e la Fortezza Albornoz, luogo ideale per ammirare le colline al tramonto. Un pranzo al ristorante l’Angolo Divino o una “crescia sfogliata” (tipica di Urbino) da Il Buco in via Battisti, attivo fin dal 1954, completeranno gastronomicamente parlando questa giornata. Per chi ama l’artigianato, le specialità di Urbino sono le incisioni, le ceramiche, le stampe d’arte e una particolare lampada in ottone, stagno e vetro che prende il nome di Stella Ducale e si può acquistare nella Bottega Sorini in via Mazzini 107.
Il secondo giorno lo dedichiamo totalmente alla visita di alcuni dei più importanti borghi interni delle Marche. Iniziamo da un luogo il cui nome richiama il prezioso tartufo bianco ed è Acqualagna, sede anche della Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna, dove però arriviamo dopo aver ammirato la riserva naturale che prende il nome di Gola del Furlo. Per comprare, quando è stagione, il bianco di Acqualagna ci sono diversi negozi e per degustarlo c’è, fuori città, il ristorante Antico Furlo, nell’hotel amato da Benito Mussolini di cui ancora si conserva la suite. Subito dopo Acqualagna arriviamo a Cagli e qui c’è la prima dimora storica da visitare, Villa Fontalba, castello in stile neogotico circondato da un giardino all’italiana su due livelli e con alberi secolari. Avendo tempo a disposizione, si può scegliere di trascorrere qualche giorno qui, perché la villa dispone di quattro appartamenti destinati a ospitare chi è in viaggio e anche una piscina per rilassarsi tra una visita e l’altra. È inoltre prenotabile in toto per gli eventi.
Da Cagli proseguiamo lungo la via Flaminia, oggi Statale 3, scollinando in località Scheggia per poi scendere verso Fossato di Vico, in territorio umbro, da dove poi ritorniamo nelle Marche per raggiungere Fabriano, una delle città più interessanti dal punto di vista industriale perché il suo nome si ricollega non solo alla carta, qui prodotta fin dal 1264, ma anche agli elettrodomestici perché a Fabriano è legata la storia della famiglia Merloni e qui ha sede oggi la Fondazione Aristide Merloni. Da visitare, in città, il Museo della carta e della filigrana, quello del Pianoforte storico e il Teatro Gentile, uno dei cento teatri storici presenti nel territorio marchigiano. Volendo, da Fabriano sono raggiungibili in pochi chilometri le celebri Grotte di Frasassi, ma il tempo stringe e ci torneremo un’altra volta. Proseguiamo pertanto verso Matelica, città del Verdicchio e sede di importanti aziende, ad esempio Belisario, che come la maggior parte delle cantine offre la possibilità di visita, degustazione e acquisto.
Sulla strada per Camerino troviamo la seconda dimora, Castello di Rocca d’Ajello, fortezza edificata fra il 1260 e il 1450 dalla famiglia ducale dei Varano, che furono per diversi secoli i signori di Camerino; si erge su una collina ammantata di boschi e circondata da un paesaggio collinare incontaminato. Viene utilizzata come location per eventi e cerimonie, e nel caso si voglia soggiornare e pernottare all’ombra del castello, è disponibile l’antica abitazione dei parroci della Chiesa di S. Biagio trasformata in country house. Da qui, il centro di Camerino è davvero a portata di mano con le sue chiese, i suoi palazzi storici, l’antica università e la Rocca borgesca posta sull’orlo di un precipizio e fatta erigere da Cesare Borgia. Si entra così nella valle del Chienti dove si entra in un’altra zona vinicola, quella di Serrapetrona con la sua famosa Vernaccia (il produttore più importante è Quacquarini, che vi ha aggiunto anche i dolci come il panettone), borgo famoso quindi per il vino ma anche per le acque che qui sgorgano dalla montagna e pare facciano miracoli… Il passaggio successivo avviene a Tolentino che lega la sua fama non solo ai monumenti, ma anche alla lavorazione della pelle: qui hanno sede Poltrona Frau, di cui è molto interessante visitare il museo aziendale, e alcune aziende di pelletteria, tra cui Laipe (marchio Cromia) che lega la sua storia a una lunga collaborazione con Versace e dove oggi è possibile fare shopping nel factory outlet. Continuiamo la strada lungo il corso del Chienti superando il bivio per Macerata, le località di Morrovalle e Montecosaro – qui siamo in piena shoes valley, zona di produzione delle scarpe – e da Brancadoro si entra nel Fermano, superando i comuni iper calzaturieri di Sant’Elpidio a Mare e di Monte Urano per arrivare, infine, a Fermo, dove il nostro viaggio si conclude con la visita della città diventata capoluogo di provincia nel 2004. Da vedere, oltre alla bella Piazza del Popolo, ci sono le chiese di Santa Maria Assunta (la cattedrale) e di San Francesco, il Palazzo dei Priori con la sua biblioteca da 16mila volumi e con il mappamondo realizzato dal cartografo fabrianese Silvestro Amanzio Moroncelli, ma anche e soprattutto due dimore storiche.
La prima è Palazzo Vinci Gigliucci, dove è possibile soggiornare visitando le antiche cantine, le scuderie, le cucine, il granaio e i cortili interni. Si tratta di uno dei più significativi palazzi gentilizi della regione, sia per l’impianto architettonico che per le decorazioni, restaurato e convertito in lussuosi appartamenti. Fa parte del gruppo di dimore denominate Marche Amore, messe a disposizione degli ospiti dal proprietario Enrico Biondi per far vivere in luoghi di grande fascino la storia di questa regione; oltre a Palazzo Vinci Gigliucci, ci sono Torre da Bora e Roccaccia. La seconda dimora fermana è invece Palazzo Romani Adami, si trova in corso Cavour nei pressi del Tribunale ed è un palazzo-borgo del Settecento trasformato in residenza storica di charme, con undici unità abitative a disposizione degli ospiti. La famiglia proprietaria e che dà il nome al palazzo è presente e documentata nella vita del Governo e dei commerci della città sin dal 1100 circa. La dimora è anche disponibile come location per eventi e meeting aziendali.