Un mare (il Tirreno), tre laghi, la terra degli Etruschi. Questo itinerario laziale ci porta dal litorale romano fino in Tuscia, e ritorno, per una distanza complessiva di poco superiore ai 300 km e richiede almeno tre giorni di permanenza, ma il fascino del territorio, con la presenza di tanti punti di attrazione che richiedono diversi approfondimenti strada facendo, lo rende consigliabile per una vacanza anche più lunga; chi decidesse di impegnare anche una settimana intera non avrà da pentirsene perché tornerà a casa con tante conoscenze in più e con le immagini di alcuni dei borghi più sorprendenti e pittoreschi di tutto il centro Italia. Inoltre, si tratta di una zona ancora caratterizzata da un turismo non di massa, con le dovute eccezioni, e anche le esperienze gastronomiche sono accessibili senza dover pagare prezzi eccessivi e senza necessità di prenotazioni troppo anticipate. Fissiamo come punto di partenza una località nota agli amanti del mare come Ladispoli per raggiungere velocemente la prima dimora.
Il Castello Ruspoli di Cerveteri è una residenza storica risalente al 1500 ed uno tra gli edifici d’epoca più belli in Italia. L’attuale dimora ha ospitato un pontefice, Innocenzo VIII, che in queste terre andava a caccia di cinghiali e poi lo scrittore inglese D.H.Lawrence, musicisti come Händel e Caldara e scultori come Benvenuto Cellini, e si trova nel cuore della località famosa per la sua necropoli etrusca (Necropoli della Banditaccia) e per il museo tecnologicamente più avanzato dell’alto Lazio. Oggi ha conservato la sua propensione all’accoglienza – nel ‘900 vi hanno soggiornato Re Gustavo di Svezia, appassionato di archeologia, e la principessa britannica Margaret – ed è una residenza di lusso provvista di tutti i comfort con tanto di centro massaggi e parrucchiere interno. Si tratta quindi di un punto di partenza ideale per scoprire anche altre attrazioni presenti nei dintorni di Ladispoli come il Monumento naturale Palude di Torre Flavia, residuato di un’antica palude nei pressi del Tirreno con dune sabbiose e un sistema di laghi, stagni costieri e acquitrini, oggi rifugio di diverse specie di uccelli migratori. E poi, sempre salendo per la litoranea, proprio sulla spiaggia di Santa Severa provate la cucina di mare di Isola del Pescatore, beach club noto soprattutto per il suo ristorante ad alta frequentazione di vip. Si prosegue poi per Civitavecchia che non è solo un porto per la Sardegna ma anche e soprattutto un centro di musei e siti archeologici, come le Terme Taurine o Terme di Traiano, e come il Forte Michelangelo all’interno del porto storico.
L’archeologia è il minimo comune denominatore tra Civitavecchia e Tarquinia, che non segna solo il passaggio dalla provincia di Roma a quella di Viterbo, ma anche l’ingresso nel cuore dell’antica Etruria. E qui sono assolutamente da visitare la Necropoli Monterozzi, con le pitture parietali all’interno delle tombe, considerato come “il primo capitolo della storia della pittura italiana” dal padre dell’etruscologia Massimo Pallottino, e il Museo archeologico. Per mangiare, nella zona litoranea, suggeriamo Forma a Civitavecchia o, nella costa viterbese, Capriccio di Mare a Montalto di Castroentre a Tarquinia spicca la pasticceria di Francesca Castignani da Belle Hélène. Proprio all’altezza di Montalto deviamo decisamente nell’entroterra, evitando la visione della dismessa centrale nucleare, e la Regionale 312 ci porta verso il più rassicurante panorama del Lago di Bolsena, che bypassiamo per proseguire verso il borgo di Acquapendente, detta la “Gerusalemme d’Europa” per la presenza, nella cripta della cattedrale, di un sacello che richiama quello del Santo Sepolcro della città santa, dove sarebbero custodite alcune pietre bagnate con il sangue di Cristo portate dai crociati. Siamo ormai ai confini con la Toscana ed è proprio ai limiti del cambio di regione che troviamo la seconda dimora del nostro itinerario: Castello di Proceno, una fortezza medievale voluta dal papato a protezione dello Stato pontificio e che mantiene il suo originario splendore di roccaforte a pianta pentagonale. Qui trascorreremo la prima notte (seconda, se consideriamo quella passata nel Castello Ruspoli di Cerveteri) del nostro viaggio in uno dei sette appartamenti messi a disposizione degli ospiti dalla proprietà. Il complesso include un’osteria nelle antiche cantine e un ristorante nel parco. Nei dintorni del castello troviamo anche la Riserva Naturale del Monte Rufeno.
Il giorno successivo riprendiamo la via verso Bolsena, dove visitiamo la Rocca Monaldeschi della Cervara che ospita il sistema museale del lago, e poi visitiamo un borgo ormai celebre in tutto il mondo per la sua fama di “Città che muore”: è Civita di Bagnoregio, e tale definizione certamente a effetto è legata alla sua particolare posizione, essendo basata su una collina di tufo destinata all’erosione. A breve distanza e a cavallo con un altro confine, quello con l’Umbria, troviamo la terza dimora storica del nostro itinerario, Castello di San Michele, edificato a partire dal 1100 e poi ricostruito a metà del Cinquecento su uno sperone tufaceo affacciato sulla valle dei Calanchi di Civita di Bagnoregio. Oggi è una dimora di charme con suite dotate di soggiorno privato, appartamenti affacciati sulla piazza del castello e piscina a sfioro.
Prima di raggiungere Viterbo, torniamo a Bolsena e quindi costeggiamo il lago fino a imboccare la salita per Montefiascone che è universalmente nota per la produzione del suo vino, “Est! Est!! Est!!!”, il cui curioso nome pare sia legato a una leggenda risalente a quasi mille anni fa: un vescovo bavarese, Johann Defuk, giunto in Italia al seguito dell’imperatore Enrico V, era “appassionato” di vino, per usare un eufemismo, e nel viaggio verso Roma si faceva precedere dal suo coppiere, il quale doveva segnalare con la parola latina Est (c’è) la qualità del vino presente nelle osterie. Quando giunse a Montefiascone, il vino locale dovette piacere particolarmente al coppiere, il quale lo segnò per tre volte con altrettanti punti esclamativi. E Defuk fu talmente d’accordo con quel giudizio che decise di stabilirsi a Montefiascone (dove è sepolto) fino alla morte, dovuta all’eccesso di consumo. Da visitare, nel centro del borgo, c’è l’Antica Cantina Leonardi, ma l’altra grande attrazione è la Rocca dei Papi, così chiamata perché fu per diversi secoli la residenza estiva dei pontefici. Tra una visita e l’altra, ci si può “addolcire” con una fetta di crostata della celebre pasticceria Giusti. Nei dintorni, il marchio più noto a livello vinicolo è indubbiamente Famiglia Cotarella.
A Viterbo dovremmo dedicare almeno un weekend, ma ci siamo “accontentati” di una sola notte che abbiamo trascorso al Relais di Villa Rossi Danielli, tra giardini rigogliosi, uliveti e una piscina. La dimora è stata adibita ad alloggio agrituristico composto da 5 camere tra cui una suite con salottino privato e camino. È una splendida base per visitare la “città dei papi”, titolo attribuito a Viterbo perché per diversi anni, nel corso del XII secolo, fu la sede pontificia al posto di Roma. Prima di lasciare il centro occorre vedere almeno la residenza papale, il meraviglioso quartiere di San Pellegrino che dà il meglio di sé nelle ore notturne, le tante fontane presenti in città, la Cattedrale di San Lorenzo e alcuni palazzi nobiliari che portano il nome di famiglie come i Chigi e i Farnese.
La tappa successiva è Vignanello dove si trova Castello Ruspoli, sede di uno dei giardini rinascimentali più importanti e meglio conservati in Europa. Del resto nel Viterbese, che vanta la più alta concentrazione mondiale di giardini storici, il giardino all’italiana ha raggiunto la sua massima espressione e Vignanello rappresenta l’esempio forse più elegante, più sofisticato e più celebrato in tutto il mondo. Castello Ruspoli è visitabile da marzo a novembre su prenotazione, con visita guidata.
È quasi tempo di chiudere il cerchio per fare ritorno al punto di partenza, ma l’itinerario prevede altri due laghi e una dimora storica. Il primo lago è quello di Vico, che raggiungiamo scendendo da Caprarola: nei dintorni si trovano il castello di Soriano, quello di Canepina, il celeberrimo Palazzo Farnese di Caprarola e Ronciglione, il “borgo a due piani” inserito nell’elenco dei borghi più belli d’Italia. Superando invece il Parco dell’antichissima città di Sutri, da visitare per ammirare Anfiteatro e Mitreo, i giardini di Villa Savorelli e la necropoli, arriviamo al lago di Bracciano dove si trova il Castello Odescalchi sulle rive del lago, considerato una delle più belle dimore rinascimentali d’Europa, grazie alla trasformazione voluta da Napoleone Orsini e da suo figlio Gentil Virginio tra il 1470 e 1496. Di proprietà degli Odescalchi dalla fine del Seicento, con una breve interruzione avvenuta durante l’occupazione francese dello Stato Pontificio, oggi il castello non è soltanto sede di eventi e ricevimenti, ma anche visitabile tutti i giorni. Infine, da Bracciano, prendiamo la Provinciale 4 che ci riporta a Cerveteri e quindi a Ladispoli, con la sola potenziale “distrazione” della cascatella di Castel Giuliano, detta anche Cascata della Mola.