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In Emilia, alla scoperta dei castelli di Parma e Piacenza

Due province che costituirono uno stato ducale, unificato sotto i Farnese e forte di oltre tre secoli di fiera indipendenza. L’eredità pervenuta dall’antico Ducato di Parma e Piacenza a noi contemporanei è un patrimonio immenso di storia, cultura, architettura militare e civile e tanti, tantissimi prodotti gastronomici di eccellenza che rendono il viaggio in queste terre come una delle più squisite esperienze che si possano provare nel già ricco panorama del gusto in Italia, alternando la visita ai castelli con le “incursioni” all’interno di caseifici, salumifici, cantine e tanti altri luoghi dove hanno origine alcuni dei nostri prodotti Dop più conosciuti nel mondo. Prima di affrontare questo intenso itinerario, che per essere ben gestito meriterebbe una settimana completa – ma già in tre giorni si può tornare a casa con un’idea chiara di quanta bellezza è presente nell’antico Ducato e con la voglia di ripetere l’esperienza prendendosi più tempo – val la pena di sottolineare l’importanza dell’aver realizzato, a Parma e Piacenza, una efficace operazione di sistema, mettendo in rete le dimore private e pubbliche che da 25 anni sono aperte alle visite e offrendo al visitatore una card a prezzo modico per ottenere sconti su ingressi, pernottamenti e musei.

Il nostro itinerario parte dal centro storico di Piacenza per concludersi nel cuore di Parma, per una distanza complessiva piuttosto limitata, meno di 150 km comprese le deviazioni del caso. Già la visita alla “Primogenita”, come è definita Piacenza in quanto prima città italiana a votare con un plebiscito l’annessione all’allora Regno di Sardegna, richiederebbe almeno una giornata tra la visita a Palazzo Farnese con i Musei Civici e il tondo del Botticelli, una passeggiata ammirando le statue in bronzo che danno il nome alla centrale Piazza Cavalli, il Duomo in doppia pietra (marmo rosa nella parte inferiore e arenaria in quella superiore) con la fonte battesimale dei V secolo, la cripta medioevale e la cupola del Guercino. E poi molte altre chiese di rilievo: San Sisto e San Savino, Sant’Antonino che custodisce le spoglie del santo patrono di Piacenza, naturalmente Santa Maria di Campagna che sorge nel luogo dove Papa Urbano II diede l’ordine per la prima Crociata in Terra Santa nel 1095. Da vedere anche due gallerie d’arte: quella della collezione di Giuseppe Ricci Oddi e la Galleria Alberoni, che si trova nell’omonimo collegio realizzato dal Cardinale Alberoni nel ‘700 e custodisce, tra le altre opere, Hecce Homo o Cristo alla Colonna (1473) di Antonello da Messina. Ultimate le visite, val la pena di fare una sosta del gusto in una bottega storica come la Salumeria Amendolara, in attività dal 1939, o un bel pranzo alla trattoria La Pireina in attività dal 1907 per degustare i piatti tipici della cucina piacentina come i Pisarei e Fasò, i Tortelli o gli Anolini in brodo e naturalmente, per chi la ama, la carne di cavallo.

Da Piacenza, prendiamo la strada che porta a Castel San Giovanni dove si può arrivare rapidamente via autostrada o in tranquillità percorrendo la Statale 10 che ci porta direttamente nel paese che rappresenta anche l’imbocco della val Tidone, zona di produzione dei vini tipici del territorio piacentino come il Gutturnio. Tra le cantine da visitare suggeriamo Mossi 1558, che ha cinque secoli di storia alle spalle e oggi appartiene alla famiglia Profumo. A breve distanza dal centro cittadino c’è la prima dimora storica del nostro itinerario, Villa Caramello, realizzata nella prima metà del Settecento con l’intervento del grande architetto Ferdinando Galli Bibiena e considerata la massima espressione del Barocco piacentino. Di particolare importanza è il giardino della villa, ingentilito da una grande peschiera con giochi d’acqua. La villa è visitabile su prenotazione ed è sede di eventi culturali, cerimonie e set cinematografici e musicali. Per un break gastronomico a Castel San Giovanni, l’indirizzo giusto è Barca, altra attività storica e gestita fin dalla fondazione (1899) dalla famiglia Rizzi: da provare il loro carrello dei bolliti e degli arrosti.

Dalla val Tidone alla val Trebbia, il viaggio è breve e si snoda lungo gradevoli strade di provincia fino ad arrivare a Rivalta Trebbia, piccola frazione del comune di Gazzola, sede del parco regionale fluviale del Trebbia e luogo in cui Annibale allestì il campo cartaginese preparando la battaglia contro le truppe romane nel 218 a.C. Qui si trova anche la seconda dimora storica del nostro itinerario, Castello di Rivalta, che è la soluzione ideale per il pernottamento perché al suo interno è stato realizzato l’hotel Torre di San Martino, con tanto di Spa e centro wellness, e con il ristorante La Rocchetta. Si tratta quindi di un antico borgo recuperato grazie all’impegno e alla volontà dei conti Zanardi Landi, proprietari dalla fine del 1200 di questa struttura che dispone di 54 sale arredate con mobili e tappeti d’epoca (dal 1400 in avanti) e rese nel tempo funzionali per accogliere ospiti da tutto il mondo, come ad esempio la Principessa inglese Margareth che trascorse qui, per diversi anni, le sue vacanze estive. Il castello è prenotabile anche per eventi e cerimonie ed è visitabile sia in inverno (su prenotazione) sia durante l’estate.

Riprendendo l’auto in direzione Podenzano e superata la località di San Giorgio Piacentino, raggiungiamo la terza dimora storica che si trova a breve distanza da uno dei borghi più belli d’Italia, il borgo di Castell’Arquato sui colli della val d’Arda con la sua celebre Rocca viscontea.
La dimora in questione è Casale La Colombara, edificato nella metà del 1400; si tratta di un casale di campagna perfettamente conservato e trasformato in dimora di charme con tanto di campo da tennis, piscina riscaldata al coperto, laghetto con vista sul Borgo di Castell’Arquato. Ospita eventi aziendali e cerimonie, ma è anche il luogo per vivere un’esperienza altamente romantica come una cena privata personalizzata per sole due persone.
La discesa verso Fidenza segna il cambio di provincia, da Piacenza a Parma. Il centro di Fidenza, città situata lungo il percorso della via Francigena, merita una sosta per ammirare la facciata e la cripta della Cattedrale di San Donnino e la bellezza del teatro Magnani, ma poi è d’obbligo lo spostamento in collina fino a raggiungere prima Salsomaggiore, città termale con le sue famose acque salsobromojodiche ma anche luogo noto ai golosi per le specialità della centralissima pasticceria Tosi, e poi la vicina Tabiano Terme con il suo castello che è la quarta dimora del nostro itinerario. Il Castello di Tabiano rappresenta una delle più imponenti fortezze feudali dell’Alta Emilia a presidio della via Francigena e dei pozzi di sale di Salsomaggiore Terme e oggi “domina” un panorama decisamente più rassicurante e sereno perché il sottostante borgo medievale è stato trasformato in relais di charme con suites, piscine e wellness, circondato da una tenuta agricola con gli antichi casali restaurati e trasformati in ville. Ci sono anche due ristoranti, uno dei quali è stato ricavato negli spazi che ospitavano l’antico caseificio.

Dalle colline facciamo ritorno in pianura verso Soragna, cercando di superare le tentazioni dello shopping del Fidenza Village che troviamo lungo il nostro percorso, e raggiungiamo la Rocca di Soragna la cui costruzione risale al 1385 per volere dei marchesi Bonifacio ed Antonio Lupi. Questa dimora storica è visitabile ed è considerata una delle più sontuose dimore d’Italia per l’organizzazione di eventi e cerimonie. Le sue sale affrescate e arredate con mobili del primo barocco, possono accogliere fino a 300 persone e sono disponibili per l’organizzazione di banchetti nuziali. Da Soragna è quasi inevitabile una deviazione verso Roncole Verdi, paese natale del grande compositore che nella vicina Busseto – da ammirare naturalmente il teatro intitolato a Giuseppe Verdi – iniziò la sua carriera prima del trasferimento a Milano. Da qui si fa ritorno su Parma attraversando Fontanellato, con la sua celebre rocca circondata dal fossato, attraverso la via Emilia dove in località Sanguinaro c’è una sosta gastronomica imperdibile con shopping di salumi tipici e di Parmigiano Reggiano delle Vacche Rosse al termine del pasto: siamo infatti al Salumificio Rossi, produttore della celebre Culaccia con tanto di marchio registrato. Superato il ponte sul Taro, siamo ormai alle porte di Parma che rappresenta il nostro punto di arrivo con un programma di visite ben definite, ma la città ducale merita almeno due giorni di sosta con pernottamento in dimora storica. La soluzione è centralissima: si tratta di Palazzo Dalla Rosa Prati, di epoca settecentesca, il cui piano nobile è stato trasformato in residenza esclusiva e dalle suites si può godere di una vista davvero impagabile su Piazza Duomo, Cattedrale e Battistero, che sono naturalmente le principali attrazioni parmigiane. E all’interno di questa residenza d’epoca troviamo anche una bottega di prodotti gastronomici tipici, che si chiama TGusto. Sistemati i bagagli nelle stanze, non resta che immergersi nella bella atmosfera della città e lanciarsi alla scoperta non solo di Piazza Duomo e del Teatro Regio, ma di tutte le maggiori attrazioni parmigiane, dal Palazzo della Pilota alla Galleria Nazionale, fino alla spettacolare Camera di San Paolo preso l’omonimo Monastero.